Antigone
<< CREONTE: A te dico, a te che inclini il volto a terra: ammetti o neghi di averlo fatto?
ANTIGONE: Confermo di averlo fatto e non lo nego.
CREONTE: Rispondi, senza molte parole, ma in breve: sapevi che era stato proclamato di non fare questo?
ANTIGONE: Sapevo: e come non avrei potuto? Era chiaro.
CREONTE: E dunque hai osato trasgredire questa legge?
ANTIGONE: Ma per me non fu Zeus a proclamare quel divieto, né Dike, che dimora con gli dèi inferi, tali leggi fissò per gli uomini. E non pensavo che i tuoi editti avessero tanta forza, che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte e incrollabili degli dèi. Infatti queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre vivono, e nessuno sa da quando apparvero >>.
Sofocle, Antigone.
Carl von Clausewitz
- << La guerra è il campo dell’incerto. I tre quarti delle cose sulle quali ci si basa per agire sono immerse nella nebbia, più o meno densa, dell’incertezza. Perciò è necessaria anzitutto un’intelligenza molto penetrante, per giungere all’intuizione della verità mediante il frutto del proprio raziocinio >>.
- << L’incertezza delle informazioni e delle ipotesi, i continui interventi del caso fanno sì che colui che agisce in guerra trovi costantemente le cose differenti da come le aveva previste ed è impossibile che ciò non influisca sopra il suo piano, od almeno sui concetti che da tale piano derivano >>.
- << …due qualità: una intelligenza che, anche in mezzo alla oscurità intensa che la circonda, conservi una luce interna sufficiente a condurla al vero ed il coraggio di seguire questa debole luce. La prima di tali qualità è stata designata con l’espressione francese “coup d’oeil”, la seconda con la parola “risolutezza” >>.
Carl von Clausewitz
Della guerra
Edizione italiana
1970
Libro I, cap. III, pag. 60-61.
Sun Tzu
- << Chi conosce bene l'avversario e se stesso affronta cento battaglie senza correre alcun rischio; chi conosce se stesso ma non il proprio avversario alterna vittorie e sconfitte; chi non conosce né il proprio avversario né se stesso è destinato a esporsi al pericolo in ogni battaglia >>.
- << Vince chi, per primo, comprende la portata della strategia "del raddrizzare quel che è tortuoso" >>.
- << Conseguire il massimo dei risultati grazie a strategie che contemplano sia la solidità sia la flessibilità dipende dalla comprensione dei principi costitutivi dei differenti terreni di battaglia >>.
Sun Tzu
L'arte della guerra, III, VII, XI.
How to abandon ship
- << In breve, l’esperienza e le leggi della fisica dimostrano che gli uomini dispongono di più tempo per salvarsi da un naufragio di quanto normalmente se ne concedano >>.
- << Non abbandonate la vostra nave a meno che non abbiate alternative >>.
- << La vedetta che fece rapporto sulla mina era l’unico che poteva essere scusato per non averla vista >>.
- << La tua nave è stata progettata per resistere alle tempeste molto più di quanto lo sia tu, marinaio >>.
- << Non abbiate fretta. I naufragi improvvisi sono rari. Numerosi sono invece i rischi che comporta il mettersi a correre in preda al panico. Non buttatevi in acqua subito, a meno che non abbiate alternative. Una volta un marinaio saltò in acqua terrorizzato e finì divorato da uno squalo, mentre la sua nave, un cargo di Panama, raggiunse sicura il suo porto >>.
- << In caso di naufragio, mai sottovalutare il sorriso. La sua assenza ha causato di gran lunga più sciagure dell’assenza di acqua, più vittime di bombe e siluri >>.
- << Le scialuppe sono così varie nella forma e nella dimensione che spetta a voi il compito di individuare con chiarezza i limiti di quella a cui affiderete la vostra vita >>.
- << Nessuna terraferma è così impaziente da costarvi la vita. Se le onde sono troppo alte, attendete >>.
Phil Richards - John J. Banigan
How to Abandon Ship
New
York, 1942
citato e tradotto da Andrea Marcolongo, in La misura
eroica, Milano 2018.
Ad-vocatus
- << Così si spiega il singolare nome di avvocato, il quale non allude all’oggetto della prestazione, ma ad una chiamata: ad-vocatus, chiamato in aiuto.
Perciò l’opera dell’avvocato, prima di essere tecnica, si svolge nel campo morale. In ciò sta la ragione, per non dir la radice della difficoltà, del pericolo, del disfavore e della nobiltà dell’avvocatura.
Tale nobiltà si esprime in quelle forme del patrocinio, che rivestono la dignità dell’arte. Si allude così all’eloquenza, che ha nel patrocinio uno dei suoi campi più fecondi […].
Per approfondirla bisogna riflettere intorno al valore della parola non tanto come segno quanto come suono per la comunicazione da uomo a uomo.
Precisamente perché la parola è suono, l’eloquenza è musica, la più alta forma dell’arte.
Perciò se l’eloquenza decade, decade l’avvocatura.
Queste riflessioni, che scoprono il contatto tra l’avvocatura e l’amicizia come tra l’avvocatura e l’arte, suggeriscono di ripetere per l’avvocato l’antica definizione del giureconsulto: vir bonus dicendi peritus >>.
Francesco Carnelutti
Enciclopedia del diritto, volume IV,
Milano 1959, pag. 645-646.
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